venerdì 9 settembre 2011

A proposito di scrittura creativa...

Scrittura creativa?!?

No, non avete sbagliato blog. Sì ma, direte voi, cosa c'entra la scrittura creativa con la programmazione e i videogiochi? Vi rispondo con un'altra domanda. Cosa c'entrano il metal, i giochi di ruolo, i manga e/o la letteratura fantasy con gli argomenti tipicamente presenti in questi post? Nulla. Però chissà perchè finiscono per l'essere, tutti o in parte, presenti nella vita del programmatore medio. Chiamatele sinergie, se volete.

Ad ogni modo fatevene una ragione perchè il post di oggi riguarda proprio la scrittura creativa, l'attività cioè di scrivere per raccontare una storia in modo colorato e interessante. Se proprio volete trovarci un appiglio con la programmazione di videogiochi, pensate ad un game designer che voglia imbastire un plot per il proprio gioco, oppure smettete semplicemente di consumarvi le unghie sugli specchi e continuate a leggere sereni.

La scrittura creativa è alla base del mestiere dello scrittore. Io non sono uno scrittore e non mi permetterei mai di trattare con leggerezza un argomento tanto nobile. Ma, per sinergia, ho provato varie volte a scrivere qualcosa, come scommetto molti di voi. Lo stato d'animo costante con cui mi sono ritrovato dopo tali esperimenti è stato quasi sempre lo stesso: insoddisfazione, con pure una punta di frustrazione. Sì, perchè i miei scritti mi apparivano (appaiono) mosci, statici, poco interessanti.

Mi sono anche documentato, sapete, su come si scrive. Ho diversi libri a casa sull'argomento, che ho sempre trovato di estremo fascino (così come ho molti metodi per chitarra, ma questa è un'altra storia e un altro vagone di frustrazioni). Ogni tanto ne prendo uno e lo rileggo. Concordo sempre su tutto quel che dice l'autore, ma poi, all'atto pratico, cado negli stessi errori.

Ho capito che scrivere è una cosa dannatamente seria e complessa. Ma ho anche capito che uno dei miei errori fondamentali sta nel mancato rispetto di una semplice regola:

Mostra, non dire.

Facile, no? Anzichè essere didascalici ed elencare una serie di cose che accadono, ci si dovrebbe sforzare di mostrarle senza esplicitarle. Facciamo un esempio. Dovete parlare di un tizio di nome Mario che sta per uscire di casa quando si accorge che fuori piove. Scena semplice. Ecco come appare dicendo queste cose:

Mario si preparò per uscire di casa. Era già sull'uscio quando si accorse che stava piovendo.
Lineare. Grammaticalmente corretto (spero). Abbiamo detto quel che succede. Ora proviamo a mostrarlo:

Mario indossò la giacca blu, il regalo di Anna di un qualche Natale passato, quando ancora si facevano regali tra loro, e si diresse verso la porta d'ingresso. Stava per uscire quando l'odore della pioggia lo colse. Gettò uno sguardo alla finestra in soggiorno, in parte visibile anche da lì, torcendo un po' il collo. Goccioline scivolavano sul vetro, e ora sentiva anche gli schizzi sollevati dalle macchine. Anna avrebbe sbottato, ritta sull'uscio, dicendo che erano solo due gocce e di muoversi, che erano già in ritardo. Ma tanto Anna non c'era più. Mario prese l'ombrello e uscì.
Sono sicuro che un vero scrittore farebbe di meglio, ma spero di aver reso l'idea. In questa versione non ho mai detto che stava per uscire di casa, lo si intuisce dal fatto che indossa la giacca e va verso la porta. Non ho detto che stava piovendo, ho mostrato le gocce sul vetro e l'ombrello. L'odore della pioggia è un pò raccontato, lo ammetto, ma fate i conti con i miei limiti, per piacere.

Cosa si nota? Fisicamente è più lungo, il che potrebbe essere tanto un bene quanto un male. Quel che è bene invece è che mostrando le cose si è costretti a visualizzarsele nella mente, ma visualizzarsele per davvero, facendo uno sforzo. Si cercano dettagli. E saltano fuori cose a cui non avevamo pensato. Anna, per esempio, e il suo passato con Mario. Il lettore si pone delle domande. Chi è Anna? Stavano insieme? Erano sposati? Hanno divorziato? E' morta? Giuro che non avevo pensato ad Anna prima di provare a scrivere questo pezzetto, ma quando è stato il momento è saltata fuori con grande spontaneità. Anche la figura di Mario acquista spessore: anzichè il nome più comune in Italia diventa ora un personaggio di cui intuiamo qualcosa del carattere: forse pigro, abitudinario, amaro e un po' pedante. Bisognerebbe leggere il resto per capirlo.

Ci siete arrivati? Ve lo ripeto: bisognerebbe leggere il resto per capirlo. Dico, non è meraviglioso? 

La prima versione, quella detta, invoglia a proseguire? Non mi pare. Questa ha forse qualche chance in più, ergo mostrare le cose le rende più vive, più interessanti; e il racconto acquista corpo e immersione, oltre a trascinarci verso soluzioni non programmate.

Ora prendete un buon libro, di un autore che stimate, e provate a leggere qualche passaggio. Dice o mostra? E' un esercizio molto divertente e che, personalmente, mi fa apprezzare ancora di più la lettura. Giusto per farvi un esempio più professionale del mio, ecco come Robert Jordan introduce il personaggio di Rand al'Thor, il suo protagonista, nell'incipit della saga La Ruota del Tempo. Io avrei scritto che Rand avanzava a fatica lungo la strada battuta dal freddo vento che scendeva dai monti, e ne sarei anche stato orgoglioso. Ma ecco come se la cava Jordan, ecco il vento:

[...] Le raffiche incollarono il mantello alla schiena di Rand al'Thor e gli sbatterono contro le gambe la lana color terra, poi la fecero svolazzare dietro di lui. Rand rimpianse di non avere una giubba più pesante o una camicia in più. Quando cercava di stringersi addosso il mantello, finiva quasi sempre per farlo impigliare nella faretra che portava appesa a un fianco; e non serviva a molto neppure provare a tenerlo fermo con una mano sola, dal momento che nell'altra reggeva l'arco, con la freccia già incoccata, pronto all'uso. Una raffica particolarmente violenta gli strappò di mano il mantello. Rand lanciò un'occhiata a Tam, suo padre, che camminava dall'altro lato dell'irsuta giumenta saura, quasi ad assicurarsi che fosse sempre lì. Si sentì un po' sciocco, ma era una di quelle giornate in cui si ha bisogno di conforto. [...]

Brrr! Che freddo!

1 commento:

  1. Mi piace parecchio questo post. E' da parecchio che scrivo. Non mi ritengo uno scrittore e via discorrendo. Devo dire che riguardando la mia prima pagina scritta mi viene da sorridere.
    Dicevo tanto, alcune idee, ma mostravo nulla se non un brutto elenco della spesa.
    Poi ho iniziato a mettere in ordine le idee, provare a vedere come suonavano e poi con la pratica si impara tutto. Si possono leggere libri su come scrivere ma questi ci possono solo aiutare ad entrare in un vastissimo mondo un po' piu preparati. Altrimenti ci vuole una grande dose di autocritica, tante pagine scritte e riscritte per capire dove si sbaglia e dove si può migliorare.

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