venerdì 25 novembre 2011

Povero italiano!

Grazie ad internet abbiamo modo di accedere alle idee e ai pensieri di migliaia di nostri simili, tutti i giorni. Ciò è bene. Il male è vedere come molta di questa gente si esprime. Non saprei dire se la colpa sia di internet, quel che è certo è che la Rete ha fatto emergere una inquietante incapacità del giovane italiano medio nel maneggiare la propria lingua.

Scriviamo veramente male. Quel che è peggio è che ci stiamo abituando a tollerare certi orrori. I forum sono pugnalate agli occhi. I commenti nei blog nascondono spesso calci rotanti al dizionario. Gli stessi post, che ti aspetteresti editati con un minimo di cura, spesso non sono migliori.

Non parlo di qualche refuso. Non entro nel merito di accenti gravi o acuti. Ma il verbo avere, su! Quella benedetta acca sarà anche muta ma mica invisibile!

Le virgole non sono orpelli grafici, non se ne vanno a zonzo da sole per la frase; amano invece stare in compagnia, sempre attaccate alla parola che le precede, ma staccate dalla successiva, per aiutare il benedetto periodo ad acquisire un senso.

Il punto! Cosa c'è di più bello che mettere un bel punto al termine della frase? E' come fare una release. Ecco, ho finito un pensiero. Punto!

I due punti poi! Meraviglia della sintesi. Riassumono tutto un pensiero appena espresso. Il fatto che se ne vedano pochi è triste, ma anche significativo: nessun pensiero da riassumere, evidentemente.

Il punto e virgola... Carneade! Chi era costui? A differenza di virgole e punti, seminati qua e là e abbandonati a loro stessi, i punti e virgola sono proprio ignorati, spesso oggetto di oscure supposizioni.

Ad un maschio gli, ad una femmina le. Cavoli, persino i presentatori (ma ho sentito addirittura dei doppiatori) in tv ad una signora gli...

Volendo passare anche sopra la punteggiatura e le piccolezze particellari, non si fa un grande affare. Già, perché ci si costringe a guardare i verbi e le loro coniugazioni, e sono dolori. Il congiuntivo non è una malattia degli occhi! Villaggio ci ironizzava su vent'anni fa, con i suoi venghi e dichi, ma è ancora tutto tristemente attuale.

Le doppie! La z prolifica, la regola del zio, zia, zie è un patrimonio culturale ormai andato perduto. Le k e le x hanno guadagnato posizioni di potere persino nelle parole più intime della nostra povera lingua.

Ma tutto questo è ancora niente.

La cosa più inquietante è la palese confusione che regna nelle menti. Quando non si è capaci di formulare una frase di senso compiuto, io penso, è ora di iniziare a preoccuparsi sul serio, e di cose serie.

Nessun commento:

Posta un commento